DUE NOTE D’INTRODUZIONE ALLA LETTURA DI VENTANNIVERDI, PER I VENT’ANNI DEL NOSTRO SODALIZIO
Credo che il lettore cui capita tra le mani un libretto come questo, ne trovi più facile la lettura se viene preso un po’ per mano e accompagnato alla scoperta di quanto vi è contenuto. In primo luogo gli va detto che questa è un’opera corale interpretata da molte voci. Distinguerà, sopra tutte, quella di Riccardo Saccon, che ha fatto lunga analisi e sofferta sintesi di tutto il materiale documentario che il nostro Circolo conserva, gettando le solide fondamenta di un percorso che dura vent’anni. Ma vi avvertirà anche le voci di tutti quelli che, a proprio nome, hanno avuto lo stimolo e il desiderio di lasciare una memoria o di proporre una riflessione su quello che è avvenuto o su quello che ha rappresentato questo cammino per chi l’ha vissuto da dentro. Non solo voci, ma anche mani alacri, sapienti e silenziose, ma non per questo mute, hanno costruito questo lavoro. E se appena il nostro lettore tenderà l’orecchio, avvertirà il frullo pacato delle mani di Claudio Gasparollo, che ha dato forma all’impaginato di questo volumetto e realizzato l’inserto fotografico; e il volitare frenetico e premuroso di quelle di Lucina Del Ben e Monica Trevisan che, col piccolo supporto di quelle di Elisa De Salvador, hanno cercato, ordinato, scandito, girato e rigirato le pagine del lavoro in costruzione per leggere, rileggere, correggere senza cedere mai; e lo scartabellare neghittoso di quelle di AnnaMaria Pagnocca che ha saputo recuperare, per gentile concessione della famiglia Pillon, un gran numero di documenti e di immagini; e ancora il cogitabondo armeggiare sui supporti elettronici di quelle di Luca Pigat, che ha preso a cuore la non facile digitalizzazione delle musiche qui stampate. Si può sentire, inoltre, guardando i documenti visivi, il cigolare arrugginito della memoria che, grazie alle immagini dei tanti che hanno creduto importante tenere fermo un ricordo, riporta a galla momenti salienti di un lungo cammino. E su tutto aleggia, infine, il piacevole sciogliersi delle melodie e delle armonie che i nostri insegnanti hanno dedicato alla nostra attività. Insomma, diremo al nostro casuale lettore che questo piccolo lavoro di rimembranze prende forma e vede il sole grazie all’intervento sintonico di tante voci che, ciascuna con il suo piccolo contributo, hanno fatto grande questo omaggio ad un significativo percorso di vita. E gli diremo anche che il titolo che abbiamo scelto occhieggia ambiguamente alla verde età del Circolo “Verdi” che da sempre è attento alla verde età, non necessariamente anagrafica, di chi lo frequenta e che consente di immaginare un percorso ancora verde di speranze.
Bepi Carone