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A proposito della Grande Guerra – riflessioni sullo spettacolo

Oggi abbiamo ricevuto questa riflessione da un’appassionata. La pubblichiamo per condividerla con tutti.

Grazie a Nicoletta Talon!

Eserciti Contro: 1915-1918

con coro I Vociofili – Circolo culturale musicale G. Verdi, di Fontanafredda

Compagnia teatrale Punto e… a capo, di Pordenone

È un’emozione intensa cantare le canzoni della Grande Guerra: rivivere le parole, le espressioni, i sentimenti e gli stati d’animo dei soldati che in gran numero morirono in quell’inutile carneficina tocca il cuore.

Le voci di tanti giovani italiani, francesi, inglesi e tedeschi, protagonisti degli eventi bellici, trovano eco nella nostra voce e, a distanza di cento anni, suggeriscono emozioni, pensieri e riflessioni.

Il silenzio attento e commosso del pubblico li riverbera in modo palpabile.

Il lavoro preliminare di raccolta di canti, testi, documenti ufficiali, aneddoti e testimonianze, curato da Bepi Carone, dà sostanza e valore storico al racconto che si dispiega sul palco. La commistione di musica e teatro che costituisce lo spettacolo accresce la tensione emotiva e la comprensione e aiuta a riconoscersi nella condivisione di sensibilità e consapevolezza.

La rappresentazione prende avvio a partire dal vivace dibattito fra neutralisti e interventisti, prima che l’Italia entrasse nel conflitto, nell’anno fra l’inizio della guerra (28 giugno 1914) e la dichiarazione di guerra dell’Italia (24 maggio 1915).

Con leggerezza risuonano allora le note di “Tipperary”, la canzone dei fanti inglesi che partono per la guerra quasi spensierati. I loro compagni francesi cantano la simpatica “Madelon”, la giovane cameriera che tutti vorrebbero sposare e che diviene la protagonista della canzone simbolo della Grande Guerra per i soldati francesi. La marcia militare scandisce invece il carattere delle canzoni dei soldati tedeschi.

I sospiri ed i timori delle donne accompagnano l’ingresso in guerra dell’Italia e la partenza dei giovani italiani per il fronte, salutati con fazzoletti svolazzanti quando si avvia il treno che li porta lontano da casa. Una canzone raccolta a Prata di Pordenone esprime con struggente intensità tutta la preoccupazione di chi vede partire l’amato.

Dopo l’entusiasmo iniziale, l’impatto con la trincea, la crudezza delle battaglie, la durezza della guerra di posizione e il numero crescente delle vittime si traducono in sentimenti di rassegnazione, angoscia e dolore. Ne sono pervasi anche i canti provenienti dai diversi fronti.

Pochi momenti di evasione sono offerti dal “canta che ti passa” dei soldati e un esempio di canzonetta allegra viene proposta con “Se te toco”, tratta dal repertorio raccolto nel 1919 da Barba Piero, pseudonimo di Pietro Jahier. A prevalere, però, sono le note tristi, dolenti ed accorate, ben consapevoli della tragedia e tuttavia intrise di profondo senso del dovere. I testi conducono a toccare anche le ripercussioni della guerra sulla popolazione civile, lo strazio che si abbatte sulle famiglie e sulla società e fanno riconoscere la miseria nella quale è stato trascinato il Paese.

La sofferenza fisica e morale e l’enorme numero di vittime cadute per conquistare pochi metri di terra suscitano nei soldati anche sentimenti di rabbia e di protesta: la canzone “O Gorizia tu sei maledetta”, che fa riferimento alla battaglia di Gorizia del 9 e 10 agosto 1916 nella quale persero la vita circa 21.000 soldati italiani e 9.000 austriaci, esprime con forza la critica contro i responsabili del conflitto, gli imboscati e i generali spietati.

Alla fine, le canzoni provenienti da Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti raccontano il valore universale della fratellanza e l’anelito alla pace, nel ricordo del compagno caduto.”